Come calcolare il compenso dell’architetto

Accordo libero tra architetto e cliente, ma si deve basare su "criteri di valutazione oggettiva".

di piero81 4 Gennaio 2014 1:01

Arrivano nuove regole per calcolare la tariffa di un architetto. A dir la verità, la tariffa professionale propriamente detta è stata abolita. Ora il riferimento per la parcella è la redazione di un contratto, tra lo stesso architetto e il cliente, che sia dettagliato e che riporti l’accordo.

Nel contratto, l’architetto dovrà indicare in maniera specifica i costi della prestazione con parametri di riferimenti che emergono dall’accordo con il cliente.

Il professionista può quindi utilizzare i criteri che ritiene più congrui per stabilire i costi della prestazione, ma è bene riferirsi a “criteri di valutazione oggettiva” come suggerito dal Consiglio Nazionale degli Architetti.

In caso di controversie, il riferimento è il DM 140/2012 che contiene i criteri da adottare per determinare i compensi dei professionisti.

Quindi, secondo i nuovi riferimenti di norma è necessario un vero e proprio contratto in cui l’architetto dovrà specificare la tipologia e la complessità della prestazione e gli oneri che riguardano l’incarico.

La parcella dovrà essere indicata in maniera dettagliata ed essere composta dalle diverse prestazioni.

Questo aspetto è importante in caso di interruzione dei lavori. Per un riferimento volto a stabilire la parcella, molto utile in caso di prestazioni più complesse, il Consiglio Nazionale degli Architetti ha proposto un chiarimento attraverso la circolare 34/2012. In questa si afferma che i parametri per il calcolo dell’importo sono liberamente scelti, ma devono essere chiari dall’inizio per il cliente.

Nella circolare si afferma anche che i parametri possono anche essere tratti dalle ex tariffe stabilite dalla legge 143/1949 per i lavori privati e dal DM 4/4/2001 per i lavori pubblici.

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