Vivendi, rete Tim vale 31 miliardi
Per Vivendi la rete Tim varrebbe 31 miliardi di euro: è questa la portata della valutazione eseguita dai francesi. Almeno stando alle indiscrezioni stampa che si sono susseguite nelle ultime ore.
Dettagli piano industriale il prossimo 7 luglio
E sarebbe quindi questa la cifra alla quale Vivendi punterebbe, data la sua posizione di primo azionista della Tim. Non solo: sempre secondo indiscrezioni i francesi vorrebbero spostare almeno 10 miliardi di debito nella Netco, la società nella quale si vogliono far confluire i diversi asset. Entrambi i temi, sia quello del debito che del valore della rete, sono il fulcro delle trattative che vedono impegnati gli azionisti della ex monopolista. Vi è infatti la necessità di trovare una quadra per poter procedere con la creazione della rete unica con Open Fiber.
Non dovremmo aspettare molto prima di avere ulteriori dettagli. Essi saranno infatti presentati il prossimo 7 luglio dall’ad Pietro Labriola attraverso il piano industriale.
Per quanto il tema degli asset e il loro confluire sia importante, la gran parte dell’attenzione di tutti è rivolta alla valutazione di Tim da parte di Vivendi. Sebbene non vi siano stati particolari problemi con i francesi, la loro posizione potrebbe rallentare la conclusione dell’accordo se dovessero esserci criticità legate proprio a valore dell’azienda.
Vivendi non intende svendere nulla
Anche perché Vivendi ha fatto sapere chiaramente di non essere intenzionato a prestarsi a svendite. Ha infatti spiegato Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi che secondo lui la separazione della rete e la conseguente creazione di una rete unica sia qualcosa che ha tutto il potenziale per creare valore. Ma se il “reale valore non fosse riconosciuto, dato che siamo un investitore industriale di lungo periodo, siamo pronti a valutare altre opzioni capaci di rivelare tutto il potenziale di Tim” ovviamente nell’interesse di tutti gli azionisti. Questo perché Vivendi è, ha spiegato, il “più forte difensore degli interessi di Tim in questa partita”.
Le indiscrezioni stampa vogliono tale ipotesi di divisione per la rete unica: Cdp in quota con il 40% e il restante 60% diviso equamente fra Kkr e Macquaire. Almeno stando alle ultime voci di corridoio: nei giorni scorsi la percentuale “statale” era data al 70%, sebbene non fosse considerata una ipotesi probabile. Dobbiamo ricordare infatti che Kkr possiede il 37,5% in Fibercop, la wholesale company di Tim perno dell’intera operazione.
Si dice anche che ServCo, la società di servizi che nascerà per via del piano di scorporo controllerà a sua volta TopCo, azienda in cui confluiranno i Top client di Tim, Noovle, Telsy e Olivetti. Non resta altro che aspettare e vedere.