Tim, fusione con KKR più vicina
A quanto pare la fusione di Tim con KKR sarebbe sempre più vicina. I colloqui infatti starebbero procedendo sempre più serrati in queste ultime settimane.
Cosa bolle in pentola per la rete di Tim
Va detto che sono molte le ipotesi che la stampa riporta in merito alla vendita della rete di Tim. Tutte, in diversa misura, riguardano il ruolo di KKR che ormai da anni insegue gli asset dell’ex monopolista italiano delle comunicazioni.
I grandi nodi da risolvere ovviamente il ruolo di Cassa depositi e prestiti e quindi del ministero per quello che concerne la cessione della rete. Il bene informati sottolineano che il fondo americano KKR starebbe accelerando sui tempi per presentare, nel più breve tempo possibile, l’offerta vincolante legata a Netco.
La roadmap ufficiale indica come tempo ultimo il mese di settembre: gli americani vorrebbero concludere entro agosto. Nonostante la buona volontà in tal senso non sarà semplice perseguire questo obiettivo. A quanto pare gli statunitensi starebbero cercando prestiti bancari per 10,5 miliardi. Una cifra che dovrebbe salire se l’offerta degli americani dovesse superare la forchetta tra i 23 e i 25 miliardi preventivati.
E’ proprio il mese d’agosto a rappresentare un problema in tal senso. Ma KKR potrebbe contare sul fatto che Vivendi avrebbe ammorbidito la sua posizione e sarebbe disposta ad appoggiare la cessione della rete Tim.
Il ruolo del Governo in futuro
Anche solo per non incontrare problematiche con il Governo italiano. Si sussurra che i 31 miliardi richiesti dai francesi potrebbero scendere proprio a 25. A patto che Netco poi si occupi di almeno 32.000 dei 40.000 dipendenti attualmente in organico, in modo tale da poter risanare le problematiche di ServCo, la compagnia che si occuperà della telefonia senza possedere l’infrastruttura.
Da quel che si evince finora sarebbe previsto un ingresso diretto del ministero dell’Economia all’interno della compagnia con un’acquisizione diretta del 15% della Rete tim. Questo a prescindere dalla sua presenza attraverso Cassa depositi e prestiti ora in Tim con il 10% del capitale e in Open Fiber con il 60%. Gli statunitensi punterebbero a possedere la maggioranza assoluta del capitale di Netco.
La partecipazione di F2i con il suo 20% porterebbe a una sorta di nuova nazionalizzazione della rete in caso di alleanza con il ministero del Tesoro. Tra partecipazione diretta e indiretta lo Stato sarebbe presente per il 35% del capitale.
Una volta conclusi gli investimenti per la fibra ottica sul mercato domestico gli americani rivenderebbero la quota a un valore più alto di quello d’acquisto. Lasciando la rete Tim sotto il controllo statale sebbene con una quota di minoranza.
Un approccio che non dispiacerebbe a nessuna parte politica. Vivendi da parte sua tenta di salvare il suo investimento. Riusciranno tutti a ottenere quello che vogliono?
Tags: tim | ||