Caldo, stop lavori all’aperto

di Valentina Cervelli 1 Luglio 2025 16:31

Per via del caldo intenso, almeno 13 regioni italiane hanno deciso di fermare i lavori all’aperto. Lo scopo è quello di evitare malori e fatalità tra i lavoratori.

Riduzione del lavoro contro il caldo

In tal senso ha iniziato la Lombardia e altre regioni hanno seguito l’esempio. Parliamo di Abruzzo, Sardegna, Emilia-Romagna, Calabria, Lazio, Campania, Puglia, Liguria, Toscana e Sicilia. Tutte loro hanno deciso di dar vita a ordinanze. Quella della Lombardia sancisce che, dal 2 luglio al 15 settembre, sia vietata l’attività lavorativa all’aperto tra le 12:30 e le 16. Nello specifico, nelle cave, nelle aree edili, nelle aziende florovivaistiche e agricole.

Ovvero, tutti quegli ambiti nei quali i lavoratori si trovano a lavorare con il caldo a prescindere dal salire delle temperature. Ovviamente, sarà necessario anche portare avanti i dovuti controlli affinché nessuno cerchi di violare le ordinanze. Gli orari e i giorni nei quali applicarlo, ovviamente, variano di regione in regione e in base all’allerta presente.

È importante sottolineare quanto sia necessario regolare in modo adeguato questo tipo di lavoro quando arriva il caldo. Soprattutto se si passa la propria giornata lavorativa all’interno di un ufficio con l’aria condizionata, non ci si rende conto di quanto chi lavora all’esterno rischi la propria vita per farlo, in specifiche condizioni e a specifiche temperature.

Lavorando con il caldo, e quindi disidratandosi ancora di più rispetto alla normale attività, si rischiano colpi di calore e malori di diversa tipologia, spesso riguardanti l’apparato cardiocircolatorio. Qualcosa che deve essere combattuto sia attraverso una corretta idratazione, sia regolando per l’appunto l’attività lavorativa. Con questo caldo afoso e umido, anche l’OMS raccomanda di evitare di esporsi al caldo nelle ore centrali della giornata, cercando di rinfrescare il proprio corpo e mantenendo l’ambiente di lavoro e di vita fresco.

Alcune categoria sono escluse

È ovvio che tutto ciò, in campo lavorativo, può essere applicato solo nel caso in cui i datori di lavoro blocchino l’attività in specifici momenti nel corso della giornata. Soprattutto per quei lavoratori che, in alcuni settori, possono per le proprie condizioni fisiche essere ancora al lavoro e risultare fragili.

Dovrebbe essere una condizione immancabile quando inizia a fare caldo. Qualcosa a cui non rinunciare, soprattutto in questi anni in cui le temperature, a causa dei cambiamenti climatici, sono salite all’estremo. Trasformando anche l’Italia, praticamente, in un paese tropicale.

Con tutto ciò che ne consegue anche sulla salute delle persone e dei lavoratori. Il divieto non è valido per le attività urgenti e di pubblica utilità, ma in quel caso devono essere adottate tutte le misure di prevenzione previste per la salute. Esclusi dal divieto anche i concessionari di pubblico servizio, i loro appaltatori, le pubbliche amministrazioni e gli interventi di protezione civile di salvaguardia della pubblica incolumità. Ovviamente, lo ripetiamo, a patto che vengano prese le giuste precauzioni per i lavoratori.