Confindustria, produzione imprese a rischio
Imprese a rischio nei prossimi mesi per Confindustria: il calo di produzione a marzo si sta facendo sentire e la situazione geopolitica europea non fa ben sperare per il futuro.
Prezzi energia e petrolio troppo alti
Gli indici legati alla fiducia e al sentiment sull’imprenditoria, risultati in flessione a marzo non aiutano a essere ottimisti secondo il Centro Studi di Confindustria che sottolinea come i dati “preannunciano rilevanti ripercussioni sull’effettiva capacità di tenuta delle imprese nei prossimi mesi“. Nel suo rapporto sulla produzione industriale, il centro ha stimato che a causa degli effetti dell’attacco della Russia sull’Ucraina ha portato a un calo dell’1,5% a marzo e del 2,9% nel primo trimestre.
Ecco che gli effetti del conflitto quindi rappresentano un freno per la produzione industriale del nostro paese che lo scorso febbraio aveva fatto registrate un buon rimbalzo del +1,9%. Il calo che è stato stimato da Confindustria finirà, sostengono gli esperti per incidere “negativamente sulla dinamica del Pil“. Tecnicamente parlando, sottolinea il Centro Studi di Confindustria, quelle che sono le dinamiche non comuni dei prezzi delle commodities e in particolare il rialzo dei prezzi del gas e del Brent possono dare una idea importante di quello che è lo shock dell’offerta sperimentato da Europa e ovviamente dall’Italia dato che si parla di tassi di variazione rispettivamente a + 1.217% e +104%.
Queste sono solo alcuni dei numeri stimati e già danno una idea del perché vi siano “dati molto negativi per le prospettive della produzione da aprile“.
Peggioramento problemi già presenti per Confindustria
È importante comprendere che l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina è stato un fattore che ha portato ad accentuare gli effetti di quelli che erano gli elementi che disturbavano già prima l’andamento dell’attività produttiva ed economica italiana come la scarsità di materiali e la crescita del prezzo delle materie prime. Questo si è trasformato in un peggioramento di tipo congiunturale per l’appunto confermato nel calo di fiducia delle imprese rilevato a marzo sceso al 105,4 dal 107,9 di febbraio e dal fatto che il Pmi manifatturiero è sceso dal 58,3 al 55,8.
Nel corso di una ulteriore indagine condotta tra le prese di Confindustria è stato possibile verificare come nove decimi delle industrie ascoltate consideri tra i maggiori ostacoli alla produzione derivanti dalla guerra sia l’aumento della fornitura di energia sia delle materie prime sulle quali lavorare. Per otto decimi delle imprese di Confindustria vi sono problemi di approvvigionamento in tal senso.
E proprio per tutti questi problemi alcune imprese hanno già diminuito la propria produzione (16,4%) Secondo il Centro, la situazione creatasi “accresce i rischi di un pesante impatto sul tessuto produttivo italiano e di un significativo indebolimento dell’economia nella prima metà del 2022“.
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