Dazi, l’attuale situazione tra Stati Uniti ed Europa

di Valentina Cervelli 24 Luglio 2025 16:09

A che punto si è con i dazi tra Stati Uniti ed Europa? Si è davvero vicini a una quadra prima della data fatidica del 1° agosto? Cerchiamo di fare il punto della situazione.

Come è attualmente la situazione dazi?

Negli ultimi mesi, il rapporto commerciale tra Stati Uniti ed Europa ha vissuto una fase di tensione crescente, tanto da far temere una nuova guerra commerciale. Che effetto sta avendo questa diatriba sui prezzi e di conseguenza su consumatori e imprese?

E’ evidente che l’amministrazione Trump ha alzato ulteriormente la posta. Dopo dazi già pesanti su acciaio e alluminio (fino al 50 %), proposte minacce del 30% su auto, farmaci e altri beni europei si sta aspettando con un po’ di timore l’inizio del mese prossimo e ciò che comporterà. Soprattutto per via dell’atteggiamento mai lineare del presidente degli Stati Uniti.

Va detto, a ogni modo, che l’Unione Europea non è rimasta a guardare. In un primo pacchetto ha già individuato circa 21 miliardi di euro di importazioni statunitensi a cui applicare dazi del 25% (incluse bevande, motociclette, legno). Tenendo comunque in considerazione la possibilità di un’estensione fino a 72 miliardi di euro, portando il totale a 93–100  miliardi di euro.

Importante: la Francia e la Germania sono pronte anche a mobilitare l’Anti-Coercion Instrument (ACI) per colpire servizi digitali americani.

Nonostante tutto va detto che le trattative sui dazi proseguono al netto di eventuali tensioni. Giusto lo scorso 23 luglio è emersa la possibilità di un accordo che prevede dazi uniformi del 15% su gran parte delle merci europee esportate negli USA, con esenzioni per aerei, alcolici e dispositivi medici.

Trattative ancora in corso

Di certo si tratta di un passo in avanti rispetto al 30% unilaterale di Donald Trump. Ovviamente mentre la politica discute bisogna anche farsi due conti. I paesi che più soffrirebbero se non si trovasse un accordo sarebbero Germania e Irlanda rispettivamente per via del settore automotive e quello farmaceutico.

Mentre i dazi su alluminio e acciaio rischiano di provocare rialzi di prezzo in tutta la catena di approvvigionamento europea, con effetti inflazionistici non indifferenti.

La mancanza di unità di risposta tra i paesi europei non aiuta poi. Se da una parte vi sono Francia e Polonia che spingono per una risposta dura e unita, Germania, Italia e altri preferiscono una linea più pragmatica, maggiore flessibilità e dialogo.

Tornando ai “costi”, per cittadini e imprese tutto questo significa maggiore incertezza: prezzi più alti e minore disponibilità di prodotti. Il risultato finale dipenderà quindi da una negoziazione delicata, in cui l’Europa cercherà di rafforzare la propria posizione difendendo i propri interessi.