Intelligenza artificiale, queste le professioni a rischio?

di Valentina Cervelli 6 Marzo 2025 15:39

L‘intelligenza artificiale può mettere a rischio delle professioni? Se si quali sono? Cerchiamo di fare chiarezza su questo tema, partendo da uno studio di Censis-Congcooperative.

Quali sono le professioni a rischio

Secondo questo rapporto l’impatto dell’intelligenza artificiale sull’ambito lavorativo sarà decisamente imponente, fornendo un conto davvero salato entro i prossimi 10 anni. Teoricamente, infatti, entro il 2035 almeno 15 milioni di italiani saranno coinvolti dalle potenziali conseguenze di questo nuovo strumento.

E se circa 9 milioni dovranno integrare l’intelligenza artificiale nel loro lavoro, almeno 6 milioni rischiano la sostituzione totale. Ovviamente più è alto il grado di studio maggiore sarà la possibilità di essere sostituiti o doversi adattare a questa nuova tecnologia.

E purtroppo, come ci si aspetta, saranno le donne a essere quelle più colpite con un aumento del gender gap già presente all’interno del mercato del lavoro. A quanto pare chi rischia di più a livello professionale sarebbero gli esperti in calligrafia, i tecnici statistici, i tecnici adibiti alla gestione finanziaria, i contabili e matematici, nonché gli economi e tesorieri.

È a rischio anche il lavoro degli specialisti della gestione del controllo delle imprese pubbliche e private, dei tecnici del lavoro bancario, dei liquidatori e valutatori di rischio insieme ai periti. Insomma tutte quelle professioni per le quali un computer, anche autonomamente, può eseguire dei calcoli.

Intelligenza artificiale come supporto

È assurdo pensare di poter sostituire la risorsa umana con un computer ma in questo campo specifico potrebbe accadere senza eccessivi scossoni se non per il lavoratore che rimane privo di occupazione. Alcune professioni invece, secondo il rapporto, sono complementari all’intelligenza artificiale e qui troviamo i gestori delle risorse umane, i dirigenti e i direttori dell’amministrazione e della finanza. E ancora chi gestisce le risorse umane e le relazioni industriali nonché avvocati, notai esperti legali, magistrati, psicoterapeuti, psicologi clinici e gli esperti in discipline religiose.

In questo caso l’intelligenza artificiale può essere uno strumento da utilizzare per migliorare l’approccio al lavoro. Assurdamente, concedetecelo, non sono a rischio le professioni legate alla scrittura come il giornalismo o il marketing, che dall’intelligenza artificiale potrebbero prendere il giusto sostegno per migliorare le loro performance. Questo perché se non allenata in modo corretto e continuo praticamente perpetuo l’intelligenza artificiale rischia di mettere in giro notizie false e non corrispondenti alla realtà.

Cosa ci indica questo rapporto? Senza dubbio che dobbiamo conoscere bene questa tecnologia per poterla implementare senza che metta a rischio posti di lavoro. Facendo comprendere alle aziende che investire sulla risorsa umana è sempre meglio che affidarsi a un automatismo che rischia di rimanere bloccato alle prime problematiche di contorno.