Salario minimo, Europa trova accordo
Non è stato stabilito un obbligo, ma l’Unione Europea è riuscita a trovare un accordo sul salario minimo. E pensando a situazioni come quella italiana, questo sembra essere già un passo in avanti.
Salario minimo per aiutare i lavoratori
Non dobbiamo dimenticare che il nostro paese è quello che lamenta scarsità di assunzioni quando i salari sono gli unici a essere più bassi rispetto a venti anni fa in tutto il continente. E quello dove ci si lamenta della scarsa voglia dei lavoratori di farsi schiavizzare con stipendi da fame. Ecco quindi che un accordo preliminare come quello raggiunto potrebbe iniziare davvero a fare la differenza.
A ogni modo è stato raggiunto un accordo politico, tra i negoziatori del Parlamento e la Presidenza del consiglio europeo su un progetto di direttiva legato ai salari minimi. Il Consiglio Europeo ha reso noto il traguardo raggiunto attraverso un comunicato.
La nuova legge, una volta adottata definitivamente, promuoverà l’adeguatezza dei salari minimi legali e contribuirà così a raggiungere condizioni di lavoro e di vita dignitose per i dipendenti europei. […] Gli Stati membri sono tenuti a mettere in atto un quadro procedurale per fissare e aggiornare i salari minimi secondo una serie di criteri chiari.
Sebbene si tratti solo di un primo passo e non sia ancora un obbligo, qualcosa sta cambiando. La norma stabilisce che gli adeguamenti dovranno avvenire ogni due anni, che passano a quattro al massimo per gli Stati che sfruttano un meccanismo d’indicizzazione automatica. Importante: i sindacati dovranno essere coinvolti dalle Nazioni per stabilire le procedure di definizione dei salari minimi legali, nonché dei loro aggiornamenti
Favorire in questo modo la contrattazione collettiva
Perché arriva questo accordo in questo momento? Semplice: l’Europa ha voluto dare vita a una direttiva che punta ad aumentare quella che è la copertura dei lavoratori con la contrattazione collettiva nei casi in cui il tasso di copertura sopracitato sia più basso dell’80%. E ha richiesto che gli Stati membri definiscano un vero e proprio “piano d’azione per promuovere la contrattazione collettiva“.
Come ha sottolineato la presidenza francese dell’Unione Europea si tratta di una “tappa importante per l’Europa sociale” dato che nell’ovvio rispetto delle diversità nazionali, quando la direttiva diventerà legge, la stessa favorirà sia la contrattazione collettiva che la nascita di salarmi minimi adeguati.
Fa riflettere che ci sia dovuto essere bisogno di una direttiva europea per spingere gli Stati a provvedere in tal senso. Come si può pensare di far funzionare e ampliare l’occupazione se non si garantisce perlomeno il minimo?
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