Ex Ilva, a rischio chiusura: mancano soldi
I guai per l’ex Ilva non finiscono mai. A quanto pare Acciaierie d’Italia si trova ancora una volta davanti a una mancanza di gas che potrebbe portare alla chiusura dello stabilimento.
Cosa succede all’ex Ilva
La società partecipata da Invitalia e ArcelorMittal anche quest’anno, per il secondo anno di seguito, deve ricorrere alla fornitura di gas di default.
Tecnicamente parlando infatti per poter avere il gas in autonomia bisognerebbe versare una caparra di 100 milioni al fornitore. Qualcosa che se lo stabilimento andasse bene avverrebbe senza problemi. Per quanto riguarda l’ex Ilva, invece, la società non è in grado di farlo perché mancano i soldi.
L’allarme in tal senso viene esplicitato dalle parole di Franco Bernabè, manager di Invitalia è già duro in tal senso davanti alla commissione Attività Produttive. L’esperto ha ribadito di aver messo il suo “mandato a disposizione del governo in modo da lasciare la più totale libertà per intervenire nelle forme e nei modi che riterrà più opportuni”.
Tradotto: il manager dell’ex Ilva non ha nessun problema a mettere le sue dimissioni sul tavolo se la situazione non venisse sbloccata. Purtroppo l’ex Ilva è ormai vittima di una gestione difficile da condurre da anni. Nel corso dell’audizione tenutasi, Bernabè non ha avuto peli sulla lingua. Sia al momento della sua relazione sia rispondendo alle domande dei giornalisti.
La società purtroppo ha i suoi problemi nonostante i vari aiuti pubblici elargiti. L’uomo ha sottolineato come vi sia il rischio imminente di un’interruzione della fornitura di gas. Purtroppo il 30 settembre scorso è scaduta la delibera di Arera che aveva concesso la fornitura di default lo scorso anno, nel momento in cui Eni si era liberata del contratto per via dei debiti accumulati.
Una situazione estremamente difficile da affrontare
Per l’ex Ilva, spiega il manager, “la situazione finanziaria dell’azienda rende estremamente difficile” l’ottenimento di una fornitura commerciale.
“Il quadro di sostegno e attenzione socio-pubblico per rendere realizzabile il piano di decarbonizzazione ha trovato un ostacolo nella difficoltà di Acciaierie ad accedere a forme di finanziamento di mercato” ha sottolineato.
A questo bisogna aggiungere che anche a causa di un accordo tra gli azionisti di durata limitata, la società ha difficoltà a ottenere supporto di tipo bancario. “Questa è una società”, sottolinea, “che lavora senza finanziamento bancario con la cassa che viene generata nel ciclo di produzione”.
E ovviamente tutto ciò si fa sentire sulla gestione. Soprattutto perché non vi è la capacità di poter comprare materie prime. Senza accesso al credito bancario la società va a consumarsi perché essenzialmente ogni giro di produzione porta a una riduzione della produzione stessa.
Ragione per la quale sono gli azionisti pubblici e privati, secondo il manager, che devono intervenire per garantire le risorse necessarie.
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