Mobbing, cosa fare se si è vittima

di Valentina Cervelli 10 Dicembre 2025 10:09

Mobbing, come denunciarlo quando si è vittime dello stesso? Cerchiamo di capire insieme come un lavoratore debba comportarsi per tutelarsi in una simile situazione.

Vittime di mobbing, cosa fare

Denunciare di essere vittima di mobbing è un passo importante ma spesso difficile, soprattutto perché chi lo subisce può sentirsi isolato, confuso o timoroso delle conseguenze. Il mobbing è una forma di pressione psicologica esercitata sul luogo di lavoro attraverso comportamenti ripetuti e sistematici, come umiliazioni, esclusioni, critiche costanti, incarichi degradanti o sovraccarichi impropri.

Per affrontare la situazione in modo efficace è necessario procedere con organizzazione, mantenendo lucidità e documentando tutto ciò che accade.

Il primo passo per un lavoratore che ritiene di essere vittima di mobbing è quello di osservare con attenzione i comportamenti subiti e valutarne la frequenza e la continuità. Non basta un episodio isolato per parlare di questo fenomeno.

Occorre infatti che gli atti siano deliberati, ripetuti nel tempo e tali da creare un clima ostile. Per questo è fondamentale iniziare a raccogliere prove. Annotare date, orari, frasi pronunciate, email ricevute, ordini immotivati o cambiamenti improvvisi nelle mansioni può fare una grande differenza. La documentazione permette di trasformare una sensazione di malessere in elementi concreti utili in un eventuale procedimento.

Parallelamente può essere utile confrontarsi con il medico di base o con uno psicologo. Il mobbing ha spesso conseguenze sulla salute, come ansia, insonnia, difficoltà di concentrazione e stress prolungato.

Raccogliere dati e certificazioni

Avere certificazioni che attestino l’impatto psicofisico degli eventi lavorativi aiuta a dare un quadro completo della situazione e rende più solida la posizione della persona che denuncia. Il supporto medico, inoltre, rappresenta un aiuto anche sul piano umano, perché permette di non affrontare la situazione in solitudine.

Una volta raccolte le prime informazioni, è consigliabile rivolgersi alle figure competenti all’interno dell’azienda. In molte realtà esiste un ufficio del personale o un responsabile delle risorse umane che può intervenire per valutare il problema e tentare una mediazione.

In alcuni casi può essere utile parlare con un rappresentante sindacale, che è in grado di fornire indicazioni precise sulle procedure interne e sui diritti del lavoratore. Anche se questo passaggio può sembrare difficile, spesso è il primo tentativo per risolvere la situazione senza arrivare a un contenzioso formale.

Quando il problema non si risolve all’interno dell’azienda, il lavoratore può rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto del lavoro. Il legale aiuta a valutare le prove raccolte, stabilire se esistono gli estremi per una denuncia e definire la strategia più adatta. In alcuni casi si può presentare una segnalazione all’Ispettorato del Lavoro, che ha il compito di verificare le condizioni all’interno dell’azienda e accertare eventuali irregolarità. Se necessario, si può arrivare anche a un procedimento giudiziario.