Cannabis light, Regioni contro Governo per difendere indotto

di Valentina Cervelli 30 Aprile 2025 10:34

In merito alla cannabis light, le Regioni hanno deciso di scendere in campo contro il Governo, al fine di proteggere l’indotto e l’occupazione da essa derivanti.

Cosa succede nel settore della Cannabis light?

La risposta dell’esecutivo non è mancata, sottolineando che la legge non sarebbe applicabile alla commercializzazione dei prodotti con scarsa presenza di THC. E viene naturale chiedersi un paio di cose: hanno tutti interpretato male il decreto? Non è stato scritto chiaramente? Quello che è certo è che diverse Regioni, in primis il Veneto, hanno unito la propria voce per chiedere modifiche al Decreto Sicurezza, proprio per difendere il settore della cannabis light, che conta 3.000 aziende e 30.000 addetti in tutta Italia.

Per mesi questo focus ha mantenuto alto il dibattito all’interno della politica e non solo. E proprio per via della paura di perdere un settore che è in grado di generare 500 milioni di euro di fatturato e il 90% di export, i presidenti delle Regioni si sono fatti sentire.

Nello specifico, hanno richiesto una revisione dell’articolo 18 del decreto legge, che vieterebbe la coltivazione della canapa anche a bassissimo contenuto di THC. L’idea dei presidenti delle Regioni era quella di inviare una lettera al ministro Lollobrigida per chiedere ufficialmente che venisse fatto qualcosa. Da qui la risposta dell’Esecutivo, che sottolinea in un comunicato come il decreto legge non vieti la coltivazione della cannabis light.

Cosa dice la nota della Presidenza del Consiglio

Attraverso la nota pubblicata, il Dipartimento Antidroga della Presidenza del Consiglio sottolinea come il provvedimento non introduca modifiche a quanto già previsto dalla Legge n. 242 del 2016, riguardante la promozione della coltivazione e della filiera industriale della canapa.

In teoria, tutti i prodotti contenenti cannabis light possono essere commercializzati. Ciò che viene bloccato è, in realtà, l’importazione delle infiorescenze, in linea con quanto già deciso anche dalla Cassazione. Soprattutto perché la stessa legge 242 del 2016 vietava la commercializzazione delle infiorescenze, sottolineando come queste,  insieme all’olio, alle foglie e alla resina ottenuti dalla cannabis sativa, non rientrino nell’applicabilità della legge che autorizzava la commercializzazione della cannabis light.

Il Decreto Sicurezza, quindi, agirebbe esclusivamente sul mercato relativo a quegli elementi già vietati dalla legge, che hanno comunque trovato commercio all’interno dei negozi che si occupano anche di cannabis light.

È importante quindi chiedersi nuovamente quanto di chiaro ci sia, sia nella legge del 2016 che nell’articolo 18 del Decreto Sicurezza, se  nonostante le “rassicurazioni” presenti nella nota, l’indotto sembri essere ancora in pericolo. Come si risolverà la situazione? I commercianti di cannabis light potranno continuare a lavorare tranquillamente, senza vedere sequestrati i loro prodotti o dover pagare multe?