Colf e badanti? Devono timbrare il cartellino

di Valentina Cervelli 20 Dicembre 2024 15:59

Anche le colf e le badanti devono ora timbrare il cartellino. Secondo una recente sentenza della Corte di Giustizia europea anche per loro è previsto tale obbligo.

Cambiamento anche per colf e badanti

Più nello specifico parliamo della causa C-531/23 che ha portato a sentenziare il possesso, da parte dei datori di lavoro domestico, di un sistema che consenta di misurare la durata dell’orario di lavoro giornaliero.

Il caso, nello specifico, riguarda una collaboratrice domestica spagnola assunta a tempo pieno che ha contestato il licenziamento, poi riconosciuto dalla legge come illegittimo. I datori di lavoro sono stati condannati a risarcirle le ore di lavoro straordinario e giorni di ferie non godute.

Detto ciò, il giudice spagnolo che si è occupato della causa ha comunque sottolineato che la colf avrebbe dovuto dimostrare sia la retribuzione richiesta che le ore di lavoro effettuate. E da qui è nata proprio l’esigenza di un dispositivo preciso in grado di registrare quotidianamente l’orario di lavoro effettivo.

Al fine di cercare quindi una regolamentazione ufficiale e poter chiudere la questione, il tribunale spagnolo incaricato dell’appello ha chiesto l’aiuto della Corte di giustizia. Il quale ha optato per questa soluzione dopo aver richiamato diverse altre sentenze in merito.

Diventa impossibile quindi esonerare i datori di lavoro soprattutto nel caso specifico delle colf e delle collaboratrici domestiche (e dei loro corrispettivi maschili). Dato che in mancanza di un controllo di questo genere verrebbe meno il loro diritto di poter conoscere in modo affidabile e obiettivo le ore di lavoro eseguite.

Rischio di discriminazione di genere

È stato inoltre sottolineato che questo problema riguarda in particolare le donne, il genere prevalente in questa categoria di lavoratori. Insomma, la necessità di timbrare il cartellino anche nel caso di colf, badanti e collaboratori domestici è sostenuta anche da un potenziale pericolo di discriminazione.

Quando si pensa a questo tipo di professioni di solito non si pensa automaticamente alla necessità di calcolare in modo preciso i tempi di esecuzione. Mentre, proprio per tutelarne i diritti, un maggiore controllo sarebbe fondamentale.

Ovviamente poi i giudici nazionali dovranno nella casistica di fattispecie verificare le circostanze di ogni singolo caso. Ciò non toglie che la decisione europea rappresenti un piccolo passo, ma rilevante, per proteggere una categoria che non di rado subisce discriminazioni.

Bisognerà ora comprendere quali saranno i tempi, nei singoli Stati membri, necessari affinché questa sentenza venga pienamente rispettata a priori. O se ci sarà il bisogno di ricorrere al giudice nel caso in cui dovessero presentarsi degli illeciti.

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