Dl Lavoro è legge: cosa cambia
Il dl lavoro è diventato legge: questo porterà ad alcuni cambiamenti sostanziali all’interno del settore. A partire dallo smart working per i dipendenti della pubblica amministrazione alla stretta eseguita sui fringe benefit.
Maggiori novità del dl Lavoro
Partiamo prima di tutto dallo smart working: la possibilità di poter usufruire di questo approccio all’occupazione è stata prorogata di tre mesi per i dipendenti pubblici che presentino patologie gravi. Mentre viene confermata fino al 31 dicembre per quelli del privato e per coloro che hanno figli minori di 14 anni. Non è stato confermato per i genitori di quei minorenni con meno di 14 anni che lavorano nella pubblica amministrazione.
Come già accennato nelle settimane scorse la soglia dei fringe benefit del 2023 viene portata a 3.000 euro dai 258 euro previsti in precedenza. Ma solo per coloro che hanno figli a carico. È un compenso questo dal quale non vengono tolte né tasse né contributi. Per quel che concerne i contratti a termine sono state decise delle misure volte ad aumentarne la flessibilità.
Entro il primo anno questi potranno essere prorogati senza le causali che vennero introdotte dal governo Conte che saranno però necessarie per ulteriori rinnovi. È stato rimosso anche il limite del 20% per il personale in apprendistato rispetto ai dipendenti a tempo indeterminato. Questa è una misura che favorisce il datore di lavoro più che il potenziale occupato.
Stop al reddito di cittadinanza
Dal 1 maggio del 2024 non esisterà più il reddito di cittadinanza sostituito dall’assegno di inclusione. Si tratta di un sostegno rivolto alle famiglie con Isee inferiore a 9.380 euro e un reddito familiare sotto i 6.000 € annui. O pari a 7560 euro per quei nuclei composti da individui di età uguale o maggiore di 67 anni o affetti da disabilità.
In base a specifiche condizioni questi nuclei potranno beneficiare di un sussidio che potrà arrivare fino a 500 euro al mese che potrà aumentare a titolo di contributo affitto di ulteriori 280 euro al mese. Coloro di età compresa tra i 18 e i 59 anni dovranno però seguire un percorso di avviamento con il centro dell’impiego.
Scatta la perdita dell’assegno in caso di rifiuto di un’offerta con contratto di almeno un mese e la sospensione per i rifiuto di uno fino a sei mesi. Dovrà essere accettato qualsiasi contratto offerto a tempo pieno determinato o indeterminato di durata superiore ai 12 mesi a prescindere dalla distanza di casa per non perdere l’assegno.
In caso di contratti fino a un anno o più corti l’obbligo di accettazione prevede una distanza massima di 80 km o il raggiungimento del posto di lavoro in due ore di tempo.
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