Marelli chiude a Bologna: si va a Bari
Marelli chiude lo stabilimento di Bologna. La sede di Crevalcore, specializzata in produzioni necessarie alle motorizzazioni di auto di tipo tradizionale ha chiuso i battenti, trasferendo l’attività nell’azienda di Bari.
Marelli chiude e i sindacati si ribellano
A essere coinvolti da questa chiusura che si è tentato di evitare il più possibile sono circa 230 persone. La società è attualmente controllata dal fondo statunitense KKR. E per quanto venga ribadito che l’Italia è un polo strategico, lo stabilimento ha comunque chiuso. Nonostante il nostro paese venga considerato “un centro di rilievo in ambito ingegneria e ricerca e sviluppo, così come un importante polo produttivo”.
La situazione in realtà dimostra altro. Ed è comprensibile quindi che le firme sindacali si oppongano a questa decisione. “Chiediamo a Marelli di rivedere la sua decisione e al governo di convocare immediatamente un tavolo istituzionale di confronto”, fanno sapere in una nota. Su questo Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr sono tutte d’accordo.
“È da tempo”, ricordano, “che chiediamo riconversioni per le fabbriche legate al motore termico, senza le quali la chiusura di Crevalcore sarà solo la prima di una lunga serie. Così come chiediamo”, aggiungono, “di concentrare le risorse pubbliche sulle leve che possono salvaguardare e rilanciare l’industria di esportazione”.
Secondo i sindacati sono queste le priorità che dovrebbero essere considerate dal Ministero del Made in Italy e delle Imprese.
Sciopero previsto per venerdì prossimo
In tal senso è stato organizzato uno sciopero di 8 ore di tutto il gruppo per il prossimo venerdì. La situazione di Marelli non è considerabile semplice da molto tempo. E non è considerabile accettabile, secondo i sindacati, l’ottimismo del ministro sul dossier. Soprattutto davanti alle difficoltà che vengono notate anche in altre aziende del settore, come ad esempio Stellantis.
Delle promesse fatte per quel che riguarda la Marelli e Stellantis, spiegano le firme sindacali, niente sembra essere stato rispettato al momento. E dato che le proposte non sono state colte, i sindacati sottolineano che è arrivato il momento degli scioperi.
Marelli sottolinea che la chiusura dipende da una parte dai risultati negativi a livello economico, anche a causa dell’aumento del costo dell’energia. Ma anche dal fatto che al momento è in atto la transizione verso l’elettrico ed è richiesta meno componentistica tradizionale.
La Marelli, al momento, non prevede alcun investimento per la transizione ecologica. Già solo questo da un’idea di come la situazione sia tutt’altro che rosea e molto difficile da gestire. Visto che nessuna delle parti in causa sembra essere intenzionata a fare qualcosa per difendere l’attività e il lavoro dei suoi operatori.
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