Settore automotive in pericolo per via dei dazi di Trump?
Il settore automotive a rischio con i dazi di Donald Trump? Di certo non avranno un effetto positivo su questo mercato. Soprattutto se le condizioni rimarranno quelle attuali.
Cosa rischia il settore automotive
A prescindere dall’ulteriore tassazione voluta da Donald Trump pari al 25% sulle importazioni di auto e componenti delle stesse negli Stati Uniti, il settore automotive non sta vivendo un buon periodo. Si è fatti creata una sorta di tempesta perfetta tra le conseguenze del blocco della supply chain durante la pandemia e la transizione energetica unita a un pizzico di speculazione da parte delle aziende.
Insieme ai minori guadagni archiviati dei potenziali compratori, l’intera situazione rischia di rivelarsi senza via d’uscita. Lo vediamo anche in Italia, dove Stellantis non riesce ad assicurare una produzione come quella passata, mettendo a repentaglio il lavoro dei dipendenti.
È impossibile pensare che a livello mondiale la situazione possa essere differente. Soprattutto se Donald Trump continuerà con questa assurda politica commerciale. Dalla quale al momento, per quel che riguarda l’automotive, si salvano solo in momentaneamente Canada e Messico per via dell’accordo di scambio nordamericano.
Donald Trump e la sua amministrazione vogliono spingere le varie industrie del globo a produrre in America per poter risparmiare sulla tassazione. Un’idea che potrebbe avere senso se vi fossero delle condizioni di un certo tipo anche a monte.
Ma che nella realtà dei fatti vedono solo la possibilità di un aumento eccessivo dell’inflazione americana e tempistiche non adeguate per eventuali trasferimenti all’estero. Con l’attuale approccio politico ed economico del nuovo presidente vi è a rischio molto di più che una produzione commerciale come quella dell’automotive.
Problemi a livello globale
Ciò non toglie che di problemi ve ne saranno e non pochi per molte Nazioni. Soprattutto, ovviamente, quelle che sull’esportazione di queste componenti o auto basano buona parte della loro ricchezza. Il problema per tutti è che praticamente la metà delle automobili vendute negli Stati Uniti ogni anno sono frutto di un assemblaggio estero.
In questo caso si tratta di un cane che si morde la coda, perché anche i marchi americani assembrano le loro automobili all’estero. La stessa Ford produce all’estero almeno il 20% dei suoi modelli. Sono gli effetti della delocalizzazione avvenuta precedentemente. Circa il 60% delle componenti arriva negli Stati Uniti da paesi all’esterno dai confini nazionali. Il settore automotive europeo, è vero, mostrerà tutte le sue vulnerabilità a causa di questa decisione.
Ma allo stesso tempo non se la passerà meglio il settore automotive americano, proprio perché manca la produzione di determinate componenti In America. Aprile sarà un mese davvero interessante da osservare, soprattutto nel caso in cui l’Europa e gli altri paesi del mondo trovassero un modo di non soffrire dei dazi americani.