Sicurezza negli ospedali, ecco come cambia il lavoro
E’ evidente che esista un problema sicurezza negli ospedali, a partire dalle aggressioni fino ad arrivare al burnout degli operatori. Lo stress lavorativo preoccupa sia le istituzioni che i medici. Quali saranno i cambiamenti che verranno apportati?
Curare la sicurezza negli ospedali
Negli ultimi tempi stiamo assistendo a una vera e propria fuga, soprattutto del personale medico, dai nosocomi. E la questione non riguarda solo la sicurezza negli ospedali ma anche il fatto che i lavoratori si sentano schiacciati dalla mole eccessiva di lavoro.
Se un operatore sanitario di qualsiasi livello non ha la possibilità di gestire il carico di lavoro in maniera ottimale a rimetterci non è solo lui ma anche i pazienti. Potrebbero infatti occorre degli errori diagnostici facilmente prevenibili attraverso una revisione del lavoro di queste risorse.
A tirare in ballo il problema è stato lo stesso ministro della salute Orazio Schillaci nel corso di un intervento presso il Congresso Fadoi, la Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti. Vi è la necessità di valorizzare al meglio il personale sanitario e metterlo al centro dell’agenda dell’esecutivo.
Bisogna occuparsi della sicurezza negli ospedali tanto quanto della gratificazione del personale sanitario. Qualcosa che passi sia per una valorizzazione di tipo economico che una riorganizzazione del lavoro ottimizzando i risultati.
Lavorare su alcune particolari caratteristiche
Cosa significa questo? Lavorare sull’aumento degli stipendi tanto quanto sull’alleggerimento dei turni di lavoro. Secondo indiscrezioni una delle idee è quella di inserire gli specializzandi all’interno delle corsie per dare maggiore supporto. Dal 1° giugno partirà l’anticipo dell’indennità di pronto soccorso come già deciso da interventi passati.
Fino al 31 dicembre del 2025 è poi previsto lo stop al vincolo di esclusività per le professioni sanitarie e l’incremento della tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive nei servizi di urgenza ed emergenza.
A livello lavorativo però i medici attendono di vedere cosa si potrà fare ulteriormente affinché la categoria non si senta abbandonata e sola. Soprattutto quando si trovano a dover curare contemporaneamente 30 pazienti senza avere le risorse necessarie o trovarsi in situazioni di scarsa sicurezza negli ospedali.
Essere un operatore strutturato sanitario quasi non conviene più. E sono in molti a voler lasciare il posto per fare i gettonisti. Non solo per via di una maggiore retribuzione economica ma perché si riesce di solito a conciliare meglio i ritmi di famiglia lavoro.
È palese quindi che ci sia bisogno di rivedere l’impostazione stessa dei modelli di lavoro per far sì che gli operatori sanitari, a partire dai medici fino ad arrivare agli infermieri e agli oss, possano lavorare senza stress.
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