Smart working, finite le proroghe per i fragili
Cambia anche lo smart working dal 1° aprile. O meglio cambiano le modalità d’accesso allo stesso perché lo scorso 31 marzo sono scadute le deroghe previste dal periodo pandemico.
Cosa accade allo smart working
Si trattava di regole che rendevano più semplice richiedere questo specifico approccio al lavoro. Sebbene sia comprensibile dato il cambiamento della situazione, lo smart working continua a rimanere uno strumento importantissimo dal punto di vista occupazionale.
E per diverse motivazioni. Le quali vanno dalla possibilità del dipendente di gestire meglio alcune dinamiche fino ad arrivare al minore inquinamento prodotto. Con la fine di marzo, nel settore privato, non esistono più le deroghe previste per coloro che hanno bambini sotto i 14 anni e per i soggetti fragili. Regole che consentivano di richiedere lo smart working attraverso la procedura semplificata.
In base all’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano nel 2023 sono state 3,5 milioni le persone che hanno lavorato da casa. E per l’anno corrente si stima un ulteriore aumento delle unità, sia per quel che concerne le grandi imprese che le piccole e medie imprese.
Soprattutto in determinati ambiti lavorativi questo approccio ha dimostrato, sia nel momento più grave della pandemia che nel periodo successivo, come sia possibile ottenere una maggiore produttività. Non solo: lo smart working si è rivelato utile anche a livello ambientale. E stato notato che bastano due giorni a settimana il lavoro da remoto per evitare che, in un anno, vengano emessi circa 480 chilogrammi di anidride carbonica a persona.
Approccio usato per favorire la produttività
Va detto che sono diverse le aziende che hanno coscientemente utilizzato un approccio misto al lavoro suddiviso in maniera equilibrata tra lavoro in presenza e da remoto. Non solo per venire incontro alle esigenze dei lavoratori ma anche per aumentare la produttività generale.
Da aprile 2024, come anticipato, cambia la modalità di richiesta dello smart working. Non esiste più una procedura semplificata ma sarà necessario richiederla attraverso accordi concordati sul tema. Il nuovo accordo individuale segnato con l’azienda può essere un continuo del precedente o di nuova fattura.
In questo accordo devono essere indicati i tempi di lavoro, le misure organizzative e tecniche, gli strumenti da utilizzare e ovviamente la prestazione lavorativa da condurre. La priorità sarà data a coloro che hanno figli disabili o fino a 12 anni di età, ai lavoratori disabili e a quelli con più di 65 anni.
Sebbene la scelta di concedere il lavoro agile rimanga comunque alle aziende, queste se non garantiranno la priorità potranno perdere l’accesso al bonus contributivi e ai bandi nazionali.
È importante ricordare che se gli accordi sono stati siglati durante la pandemia, soprattutto se a tempo indeterminato, possono rimanere validi anche ora. In caso potranno essere applicate delle modifiche.
Per quel che riguarda il settore pubblico l’accesso semplificato allo smart working è venuto a mancare già dalla fine del 2023. Anche in questo caso i dipendenti pubblici che lavorano da remoto lo fanno grazie a un accordo individuale stretto con l’amministrazione.
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