Stipendi, dove crescono e chi è in difficoltà
Dove crescono e dove calano gli stipendi? Basta scorrere i dati per capire che non tutti i settori partecipano allo stesso modo agli aumenti. Scopriamo l’effettiva situazione.
L’attuale situazione degli stipendi in Italia
Nei servizi privati e in alcune branche del terziario, le retribuzioni crescono molto meno o addirittura restano ferme, soprattutto per le mansioni meno qualificate. I lavoratori con contratti a termine, part‑time, o quelli coinvolti in lavoro stagionale segnalano che il loro salario non solo aumenta poco, ma in molti casi non è nemmeno sufficiente a compensare l’aumento dei costi quotidiani.
Per esempio, nel settore turistico‑ricettivo e della ristorazione, si riscontrano salari bassi, orari sfalsati, lavoro nei festivi e durante i fine settimana. E un pagamento delle aggiuntive come gli straordinari non sempre degno del tempo speso. In particolare nel settore della ristorazione, vi è anche il problema dei “contratti pirata”. Parliamo di quelle forme di contratto “non conformi” o accordi “minori” che non riconoscono premi, indennità o livelli retributivi equivalenti.
Qualcosa che da vita a differenti stipendi anche per chi ha lo stesso lavoro ma una contrattazione differente.
Dobbiamo segnalare come la ristorazione sia oggi l’esempio migliore di un settore in difficoltà in materia di stipendi. Mentre cresce la richiesta di manodopera e addetti qualificati, la disponibilità di offerta cala per condizioni di lavoro eccessivamente lunghe e stressanti e una retribuzione assolutamente non sufficiente.
Differenze troppo importanti
Secondo alcune indagini regionali e di sindacati in alcune zone gli stipendi raggiungono circa i 1.100‑1.200 euro al mese, molto al di sotto dell’equivalente in altri settori con simili responsabilità. Il lavoro non correttamente inquadrato poi fa sì che molti lavoratori percepiscano cifre molto inferiori a quelle sancite dai contratti nazionali. Con parte del corrispettivo elargito in nero.
Questa situazione porta a un circolo vizioso. Lavoratori demotivati, burn‑out, alta rotazione del personale e difficoltà di reperire personale qualificato. Come possibile pretendere altro con stipendi non adeguati alla richiesta di lavoro?
Ecco quindi che in Italia ci troviamo davanti ad alcuni settori, specie quelli regolati da contratti collettivi rinnovati da poco o quelli più istituzionali come la pubblica amministrazione, la difesa, l’energia, con tangibili aumenti retributivi. Nei settori più fragili del terziario e nella ristorazione, invece, i salari restano spesso irrisori rispetto al carico di lavoro richiesto.
Con condizioni che, dobbiamo sottolinearlo, mettono a dura prova sia lo stato economico sia quello psicologico dei lavoratori. Cosa ci porta a pensare questo? Che sia arrivato il momento di intervenire in maniera diretta e corretta. Solo così sarà possibile favorire davvero il mercato e i lavoratori.