Negozi di vicinato in crisi in Piemonte
I negozi di vicinato sono quelli che soffrono di più, da ormai diversi anni. La prima stangata in tal senso è arrivata con il covid. Il problema è poi maturato con la crescita degli e-commerce.
Negozi di vicinato in difficoltà
I negozi di vicinato sono un bene quasi ormai scomparso. Riescono quasi sempre a sopravvivere in contesti rurali e più distaccati dalla città e dalla grande distribuzione, piuttosto che nei grandi centri urbani. E la colpa, se così vogliamo definirla, consta nel fatto che avvengono sempre di più consegne a domicilio. Noi, grazie all’Ansa, prendiamo come esempio il Piemonte. Ma si tratta di una criticità che riguarda più o meno tutte le regioni.
In quella sopracitata hanno chiuso ben 786 imprese del commercio al dettaglio. Ottanta in più rispetto all’anno precedente. Confesercenti sottolinea come questa problematica sia legata a stretto giro con la crescita dell’e-commerce. Una vera e propria scure che si abbatte senza pietà sui negozi di vicinato.
Nonostante quindi gli sforzi in merito, la crisi di questo specifico settore commerciale non si ferma. Soprattutto perché, come spiegato dal presidente regionale dall’associazione, non solo vengono abbandonati i negozi di vicinato, ma i soldi dirottati sulle consegne sono spesso legate a piattaforme internazionali di vendita. E in questo modo fatturano i colossi a discapito delle realtà italiane, con tanto dirottamento del conseguente gettito fiscale.
Necessario proteggere queste realtà
Certo, al contempo nascono anche nuove attività, ma è necessario fare un analisi più profonda per capire quali siano i settori più colpiti. Perché non di rado aprono e riescono a crescere attività legate alla ristorazione. Ma la vendita al dettaglio di beni alimentari, le edicole e i negozi di abbigliamento continuano a soffrire, se non a chiudere.
E lo ripetiamo, mentre i negozi di vicinato chiudono, le consegne di acquisti online crescono. In ogni settore. Tra l’altro creando una perdita sostanziale anche agli enti locali che non possono più contare sulle entrate fiscali di un tempo.
“Questi dati”, spiega il responsabile di Confesercenti Piemonte, “giustificano ampiamente gli allarmi che abbiamo lanciato più volte. Tanto più per il Piemonte dove la condizione del commercio è peggiore della media italiana”.
Dati alla mano, infatti, le aperture nella Regione sono scese del 70% rispetto al 54% nazionale. Ed è necessario chiedersi se davvero si è pronti ad affrontare una situazione potenzialmente capace di far prevalere le consegne sui negozi di vicinato nel prossimo decennio.
E’ ovvio che qualcosa debba essere fatto, magari trasformando il settore commerciale in uno protetto come già avvenuto per l’agricoltura. Di certo deve essere data protezione al piccolo commercio.
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