Unicredit pronta a ritirare Ops su Banco Bpm?

di Valentina Cervelli 20 Giugno 2025 10:47

Unicredit pronta a ritirare l’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm? È una delle opzioni attualmente sul tavolo, in attesa della decisione del Tar del Lazio attesa per il prossimo 9 luglio. Se non dovesse accadere, quali sarebbero le conseguenze per i lavoratori di piazza Meda?

Unicredit pronta al ritiro?

Nel corso di un’intervista concessa a la Repubblica, l’amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel ha dichiarato che seppur impegnati il più possibile per raggiungere il risultato, non esiteranno a ritirarsi se non dovessero emergere condizioni adeguate per concludere l’operazione.

L’offerta pubblica di scambio (Ops) ha già ricevuto il via libera europeo, ma resta un nodo rilevante: l’attivazione del Golden Power da parte del governo italiano. Unicredit ha fatto sapere che, in caso di esito negativo, continuerà comunque a perseguire il proprio piano strategico Il cui fulcro è un miglioramento costante delle performance. Un percorso che, ha ricordato Orcel, non si fonda su acquisizioni o fusioni, ma su una trasformazione interna strutturata e progressiva.

La possibilità di ritirare l’offerta non è una novità. L’applicazione del Golden Power ha posto limiti importanti all’azione di Unicredit, già ostacolata dalla posizione contraria di Banco Bpm. In questo scenario non si è di fronte, come qualcuno potrebbe insinuare, “alla volpe che non riesce a raggiungere l’uva”, ma a una valutazione concreta su costi, benefici e condizioni.

Unicredit potrebbe infatti trovarsi nella posizione scomoda di dover mantenere invariata la propria esposizione verso Anima e, contemporaneamente, concludere in tempi stretti il processo di uscita dalla Russia. Elementi che riducono la convenienza dell’operazione.

Preoccupazione per i lavoratori

Sul fronte europeo, l’operazione è stata approcata con alcune condizioni. Tra queste, spicca la richiesta di cedere 209 sportelli del network di Banco Bpm, con l’obiettivo di evitare eccessive concentrazioni territoriali. La misura, però, solleva interrogativi concreti sul piano occupazionale.

La vendita di un numero così elevato di filiali potrebbe generare incertezza tra i lavoratori coinvolti, sia per l’eventuale passaggio a nuovi datori di lavoro sia per i possibili impatti sull’organizzazione interna. Non è escluso che alcune filiali, specie in aree a bassa redditività, possano essere oggetto di razionalizzazioni o accorpamenti, aprendo a esuberi o ricollocamenti forzati. I sindacati di categoria osservano con attenzione l’evolversi della situazione. Temendo, ovviamente, la possibilità di riassetto con effetti significativi sull’occupazione.

Banco Bpm, pur evitando commenti diretti sulle condizioni europee, ha espresso preoccupazione proprio per le ricadute della possibile operazione su clientela e lavoratori. Un eventuale ritiro da parte di Unicredit dall’Ops, quindi, difficilmente genererebbe allarme tra gli investitori. Ma per i dipendenti coinvolti, il futuro resta ancora incerto.